Palmiro piccola cara dolce cavia peruviana

Come un tempo Mirò bambina pianse la morte
de l’animaletto dolce caro trastullo suo ecco
così udir io sento non da bimbi questo pianto
adulto e  da lontano e queste sue parole canto:
“Non più da oggi vispa e curiosa  dalla tana tua
piccola nella minuscola gabbietta lì nascosta,
uscirai  cara  dolce cavia amica peruviana,
bianco batuffolo peloso celati gli occhi in parte  
il bel musetto il ciuffo arancio rosso e marrone un poco,
a prender dalle nostre mani amiche vuoi fresca lattuga
o  basilico verde o poi di peperon un piccol piccol  tocco,
né più a rosicchiar lenta o veloce  quel caro  profumato  fieno,
che  rapita fosti in cielo oggi da una dea  pietosa che toglie
chi in affanno e sofferenza grave da tempo  qui tra noi vi vive
e da lei  portata alta lieve  in luoghi dove pace eterna alberga,
non temer che mani nuove amiche, bianco e angelico il candore,
pronte già son  a  prendersi  di te pronta amica cura  oh amica:
e quanta tu vedi qui a te in dono celestial verzura e biondo fieno
dal sapore sì dolce certo sicuro  come quello antico nostro !
Due parole non di addio ma di ricordo eterno bianco batuffolo
caro peloso amico che da  quel giorno lontan lì tu tutto spaurito
in gabbia e solo e triste sopra quel  pancone di sagra di paese
tolto e d’amor subito tanto avvolto  per breve ma intenso tempo
a rallegrare la nostra casa fosti e i vari giorni  e i vari luoghi tanto
poi  da un dì a ricevere e donar pure  il sorriso della  bimba nostra”