Pangea

Silente
Un gabbiano
Segue il mio vagare.
Questo mio viaggio
In inesplorate terre interiori
Fatte di intricate mappe
Di sensazioni sopite
Nel malessere dell'imbrunire,
Monumentale marchio
Del silente sussurro del tramonto
Che avanza.

Vorrei essere come lui,
Un gabbiano che vaga nell'etere,
Il cui sguardo può posarsi
In quei posti ove i miei piedi
Mai potranno condurmi,
E come esso vorrei volare
Nelle Pangea dei sentimenti infranti,
Alla ricerca di una rinascita interiore,
Di sorrisi dimenticati
E di dimenticate Passioni
Le cui spoglie dormienti
Fungono da torba
Per il falò del mio
Sentirmi incompleto,
Immacolata fiamma
Della mia disperazione.

Ed è in queste silenti spiagge
Di Fulgida illusione,
Foresta di sabbia
Intrisa d’emozioni mancate,
In questi luoghi dimenticati
Dai convenzionali ricercatori,
In questo Eden di malinconia,
Che attendo le tue mani
Le tue labbra,
I tuoi occhi,
In un profondo sentire,
Mutua compenetrazione di sensazioni
E di silenzi,
Dolci naufragi interiori
Nel vento delle ormai dimenticate passioni….

Nebbia!
Ingloba i miei passi
Stampati nella sabbia
Affinché non possa vedere
Le acque che cancellano
Il mio passare
Col dolore inevitabile
Che ne deriva!
Come se, col suo rifluire,
Il mare portasse con sé
Uuna parte del mio essere.

Cercami su queste spiagge
Ove le mie impronte sono state cancellate
Dalle maree
Seguendo il profumato filo d’Arianna
Che porta alla solitudine
Di chi per sempre
Si nutrirà di versi.
Un profumo che solo
poche elette anime hanno facoltà
di inalare ed assaporare.