Come quando mentre addenti un ghiacciolo
al limone lo sguardo ti si fissa
s’un ammasso di polvere che addensa.
L’occhio assorbe col palato l’irsuto
dorso, l’attrito al morso che ripugna.
Rovinano l’acido dolce, l’aspro
e un attimo secco si ferma in gola
e dura, finché vuoi che duri, sino
allo sterzo dell’iride, che torna
a servo ottuso sull’ammasso marcio.
Non lo devii se non ti forzi: ansia
contro ansia e l’amaro che rimane
anche se ora scende – insipido – il sorso.
Questo senti per certe vie di Roma.
24 agosto 2018
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