Per Irne
Oh rendimi quell’io successivo
quando quell’amo di un bacio
non fu mai posseduto
vento dell’arto
Avrò in dono il male della bocca aperta dal cielo fiaccole di diamanti
Accenderò sugl’infiniti nanosecondi tripodi in te utero eternamente infuocato
Mi sveglierò tra occhi di capezzoli concessi dal sonno io innamorato disprezzerò tutto
il mio lento morire
Tu continui il rem della notte nell’inverno io rotto in un rapido fiume
Nell’anima sento il sangue della chitarra scorrere sulle corde la mia pietra spaccata in due
Ove potrai rifugiare il tuo segreto mentre un tango si perde tra gambe di note accoltellate
Straziante la rugiada s’appassisce in un affondato allagare di un pantano d’anguille
Sono in un agguato di milonghe la seminatrice di zizzanie ridiamo del nostro ballo
Quando piazzolla rantola sull’organetto io piango della vita recitata
Sul brillio di un coltello preso in prestito disegno un aotto due passi indietro
E la puttana mia anima si vedova in un batter di tacchi
Sento il mare respirare dentro il tuo delta io sono ramo da cui il corallo
Prende il colore mi avvolgo nel tuo mantello con un legaccio d’angosce in agonia