Per Massimo (mio marito)
Se credessi in un dio lo chiamerei con il tuo nome. Se potessi toccare le stelle sicuramente sarebbero i tuoi occhi. Quando accarezzo il tuo corpo è un’estasi di desiderio, che solo al contatto sboccia fra i miei sensi e inonda il mio anelito di te. Sento il tuo respiro che sfiora i miei capelli, Sento la tua carezza che sfiora ogni parte più nascosta del mio essere e lo avvinghia a sé per sempre. Il tuo abbraccio mi prende e mi conduce a volare sul mare, mi conduce in alto sulle vette del vento, sui picchi dell’aria… Mi prendi fra le tue mani e sprofondi con me fra le acque di un mare che caldo ci accoglie e ci dona uno spasmo di vita. Siamo immersi nei nostri sensi, siamo padroni e schiavi dei nostri corpi. Siamo insieme, per sempre colmi l’una dell’anima dell’altro. Se avessi respiro parlerei al mondo raccontandogli le nostre meraviglie. Se avessi la voce canterei all’Universo, inebriandolo dell’immenso sentimento che ci lega… Se avessi la vista e sentissi suoni, dipingerei e ascolterei: i tuoi sguardi colmi di impeto, e la tua bocca che pronunzia il canto… … Ma i miei sensi, tutti!, sono storditi ed echeggiano lievi da dentro i tuoi. Palpitano all’unisono, si sono ritrovati al di là di ogni barriera… Siamo due, eppure uno. Non si distingue più il mio cuore dal tuo: sono distinti, ma battono una musica sola. Questo che tu mi doni ‐ che io ti dono ‐ è il massimo e meraviglioso compenso ad una vita da amici, fratelli, amanti, compagni… Questo dono non può chiamarsi soltanto ‘amore’; questo dono è la vita stessa che si fa corpo nelle nostre anime. Segnalazione di merito ricevuta nel Concorso Internazionale di Poesia “Versilia 2003”