Per stringere il cielo
Ho frusciato di te
pelle e pensieri
spalmato miele sui flutti
rincorrendoli
e sparpagliato idee
disseminandole
per plasmarle di buono
preteso
Ho immaginato il nulla
vivendo l’istante
e rifiutando qualunque progetto
anche fosse di un’ora
angoscia e gioia
da mordere
pulviscolo di seta
da lacerare impietosa
e frange lucide
da stendere nel vento come panni
di bianco nuovo
Ora
mi guardo solo da fuori
mille domande di sempre
e come sempre
la risposta è il non so
stendo
di nuovo e sempre i miei panni
con le movenze distratte
di incostistenza voluta
duttili e ferme
su posizioni lacustri
e quella pelle umettata
da noi
E’ verosimile il dubbio
di una mutevole farsa
precaria
che lascerà terra nera
domani
ma sarà vita strappata
comunque
da queste mie stesse mani
trepidamente cercata
e voluta
affondando di foga le unghie
per poter stringere il cielo
di là