Povero Hellowin!
L’anima pesante di un viandante con la voglia pazza di volar via, via da ogni luogo; sparire, cambiarsi i connotati, non essere raggiungibile e contattabile da nessuno; Hellowin.
L’amara consapevolezza dell’unirsi al nulla e fare del nulla la propria aria; quanto tedioso inganno aleggia negl’occhi di chi, per troppo, s’è perso e invaso si ritrova costretto, poi, a fuggir oltre mari infiniti di gente per cercar il sé stesso perduto.
L’increspare del mare in torbido tumulto è ceco nel muoversi per il sol sentire e impetuoso è il silenzio di schiamazzi marini che fingono di annegar al largo orizzonte paonazzo di rossore!
Hellowin, scappa! Fuggi! Navighi in un mare che non è il tuo, finirai per divenir matto!
Allora imbarcati in altre strade sterrate da nuovi tramonti, in cerca di valli e monti!
Dove il mare risiede nel petto e non nelle mani intrise di dispetto.
Non fermar le onde dei germogli spenti, prolifera l’ardore del cuore fino alla morte del tuo redentore!
Non costringer l’anima in pena a posarsi su granelli di cera dove forse, nel passato fervore, probabilmente si spense una candela.
Grida alto il tuo tormento sul viso di questo impavido sgomento; troppe ne hai vedute e troppe ne hai toccate ed ora basta a tutto questo vento che per nulla tace!
Il tuo mostro scuote la testa, scalpita nel fuoco pronto a brandir la spada della pazzia più tenace!
Azzittisci il vento, domane il suono; bacia le nuvole e vola di nuovo!