Prigionieri del loro stesso ruolo
Dietro sbarre di ferro e fredda pietra,
volti anonimi, ombre silenziose,
i carcerieri vegliano, custodi inflessibili
di segreti oscuri e pene dolorose.
Loro, guardiani del dolore altrui,
con occhi severi scrutano ogni passo,
pronti a reprimere ogni flebile sussurro,
a spegnere ogni barlume di speranza nel basso.
Uniforme grigia, cuori di ghiaccio,
anime avvolte in un velo di indifferenza,
calpestano sogni e calpestano la vita,
ignari del dolore che la loro presenza crea.
Ma nelle tenebre, dove nessuno li vede,
un barlume di umanità a volte si accende,
un rimorso che tormenta, un dubbio che li assale,
una scintilla di compassione che li sorprende.
Perché anche loro sono figli del dolore,
forse anch'essi prigionieri di un destino avverso,
condannati a recitare un ruolo crudele,
in un mondo di sofferenza e di pianto immenso.
E quando la notte avvolge il carcere in un velo nero,
e il silenzio regna sovrano tra le mura spesse,
forse anche loro piangono in silenzio,
per le vite spezzate e le speranze represse.