Poesia
QUattro Cento trentasette
Dalle bende estrarrete la mia siccità, scostando dalla foce il calco senza eccitazione. Al letto mi uncinate le gambe per aspettare invano un'onda di piena. Ma il tempo raggruma e sotto la schiena non sudano semi. Sono scafo che non accoglie colate, matrice di me : presto aprite le tende se il mio ventre ancora tiene per se il suo mandato. E non vegliate il campo involuto, la messe dai bulbi internati. Corsia di follicoli senza mestiere.