Quattro Cento
Cuticole per tegole, il battiscopa affettuosissimo nella vistosa ferratura alla parete noiosamente immacolata. Solo la pioggia, impertinente, le lascia addosso il suo livido scarabocchio, nessuno che le rimproveri l'aver imparato l'angolo esatto in cui annidarsi con bolle piatte, con larve fredde. Tra i divani vive sfregiata una sola mattonella, miracolo dell'incidente senza testimoni , per benda un piede, scheggiata l'unghia laccata di verdi gorgheggi. Le mie ossa ricordano le lenzuola dopo il cambio, la morbida pira ancora calda di gambe e sogni che aspetta di essere mondata. Ha peccato di tante notti, ombreggiature che sbavano dagli orli come nei troppo cresciuti. Ma la mia carne non ha l'obbedienza delle doghe, la disciplina del telaio: e' piuttosto una cremagliera da cui vorrei passassi spesso a smetterne l'insopportabile cigolio da disuso.