Quattro Cento cinque
La domenica mette in croce: sul divano si dibatte di due macchie, confrono opaco, datato l'oleoso big bang da cui furono schizzate unte le cervella. Già programmato il loro annullo, effervescente trappola tesa all'appiccicoso imballo. La domenica uccide: e' una lenta impiccagione a cui ancora nessuno scalcia il basamento per imburrare il posto al lunedì. Che poi di lunedì il menù non cambia: dal risveglio al rimboccarmi, ti ho sempre nella gola, spennellato al pari della placca che irrorata punge, che guarita manca. Allora slego la lingua sulla traccia, il rosso segugio a cui sfuggi con la testa in capriola cerca il bianco, bollente lavabo in cui dissetarsi.