Quattro Cento diciassette

Portano a spalla la carie, legnosa estrazione a sorte in una pila di gemelle ancora vuote. La prescelta, pur vergine, ha ottimi interni: vellutata, calda ed accogliente come un orco. Cuccia per vermi, cabinato senza mare per le ossa, spanne di cavalloni appena spalati, accolgono ed inamidano di terra lo scafo. Il lucido mattone e' compostamente incassato nel forno già freddo ed assegnato, il marmo riservato, la porzione ordinata e pagata senza averne ancora l'appetito. La'dentro nulla brucia o s'arroventa eppure e' consumato da una cena buia, per commensali tuberi e talpe. Ogni cosa e' ridotta e sminuzzata fino a che del banchetto non restano che un nome ed una foto: sul menù della lugubre signora, costui e' la portata già assaggiata.