Quattro Cento Novantotto
La domenica guantiere e nastri
svestono le creme dalle pastefrolle
incinte. Le Messe, seminate ogni
due ore, sbocciano cortei in ansia
per il forno e la cottura oro sui
bordi alluminio delle portate
in prova il sabato.
Il sabato che tenta.
La domenica la prima.
Nei giardini ammattiti
dalla pioggia assente,
compaiono tovaglie,
dalle campane il fiotto
di una frazione ricorrente.
Il vino aspetta il tuffo della
pesca e della voglia,
il contorno acciambellato,
gatto verde nel piatto
più piccino. La domenica
io mi vorrei fra le tue braccia,
incastrata senza fame
a nord di questo sud che
calza male. Ed è già l'anno.
Io mi vorrei slegata dalla settimana,
e perdonata. Per volerti ancora
più nel sangue e, fra un
istante, più di adesso.