Quattro Cento Ottantadue
Ti presento il martedì: il ruffiano blatera
nella folla, la voce gli schizza dal cappotto,
eiaculazione asciutta e contro vento.
Lo scirocco, intanto, alza le ali.
Ho le tasche imbrattate dei centesimi con cui mi pago l'ansia.
Ogni mia settimana, ogni mio mese di nodi e noia
non valgono questa sera che mi offro, in cui è
martedì tra le vetrine ed il Corso ma dietro il
battiscopa del lungomare, lo schiocco di una lancetta
già prevede zingaresco il mercoledì sul campionario
assonnato del primo treno. Ma è ancora martedì
e tu stai con la certezza malleabile delle boe:
non eviterai la carica dell'onda, il bisonte di sale
non ti atterrisce più del mio ritardo o dell'assenza,
del mio sfuggirti a vele dirottate, orecchie ammainate
dal richiamo del padrone. E' questo tuo istinto di terra
che mi insegna quanto sia inutile il mare alla mia età
e pure tutto l'affaccendarsi che credevo viaggio,
è solo farsi attraversare da chi va, restando
con la voglia di sveglie shakerate e di partenza,
con le mani cariche di bagagli sempre incinti della roba altrui.