Quattro Cento Ottantatre
A volte ti osservo con la devozione che
si ha per le edicole in cui si incassano i
miracolanti e, inginocchiando lo sguardo,
cerco di cavarti una crepa di stanchezza.
Di solito il giorno coincide con quello
in cui mi chiedo se le tue labbra potranno
mai accontentarsi della mia bocca,
la tua fame del mio corpo poco
scaltro a far provviste e le tue
mani di somministrarmi il desiderio
in dosi abbondanti e dilazionate.
Sono tutta da rassettare ed insegnare,
da ammonire, rimproverare, rimboccare
e svezzare. Strada facendo in me troverai
più cose disconnesse, sbavature ed
inclusioni. La tua pazienza sarà
guarire ciò che non sanguina.
L'amore stanare il tarlo dove
la superficie è più bugiarda e intatta.