Poesia
Quattro Cento Quaranta
E poi improvvisamente estate e i pini invasi dall'afoso orgasmo di cicale e le liete
porte dei conventi assicurate al sole. E' bianca l'impennata delle colonne
quando scalciano fuori dallo zoccolo dell'inverno, destrieri verticali, femori di gesso.
E tutto il dorato parterre dei giardini in cui applaudono fogge spampanate
di uccelli, calde rose invasate da giorni e tu che sei e non sei
e sai di altre estati e non dei miei umori venuti giù a picco
sentendo improvvisa stagione il tuo ingresso da un ingresso
di me a me sconosciuto.