Poesia
Quattro Cento quarantadue
Verranno alle nozze vestiti a casaccio, l'invito
alle sette e tre quarti, capelli sfatti, tinture senza rinforzo,
un mazzo di carte al posto dei fiori, una cabala invece
del riso e cani per damigelle. Il celebrante con i
guanti del guaritore, per altare il moccolo di un
tronco e due colombe come candele, non un
bocciolo sprecato e spaiato solo per
voglia. La cerimonia un replay: tu mi ombreggiavi
da tempo come il tiglio con l'angolo dove
stavo seduta in attesa del buio. Hai fatto
caso che a volte la gioia ci penzola sulla
testa come un lampione acceso di giorno?