Quattro Cento Quindici

Chissà se una spettinata pila di tarocchi poteva predirti il mio arrivo o la scura negromante, fasulla impastatrice di visioni, raccontarti il mio odore. Ho fatto caso che niente ti ha aiutato con un indizio, un complice, uno zampino. Lo specchio e' rimasto intatto , l'olio, colloso genio verde, non si e ' rovesciato, nessun gatto nero e' esploso in rosso schiantandosi sotto la tua vista, non una scala ti ha fatto da gigantesco compasso sulla testa. Il gioco era viscido e ventoso sul soffitto dell'imbrunire, i gerani ancora eccitati dentro i vasi , le auto imburrate nei parcheggi, le stelle uncinate per bene. Non c'erano segni, certo neanche smentite che questa chiassosa assemblea di ossa e carne potesse attraversarti la vita chiedendoti scusa. Ma ancora prima che tu potessi virarne dalla falla, lei già ti allagava.