Quattro Cento Sessantuno

Avevo una sola amica, alta come
un pensiero, con aspirazioni da
giunco e storpia d'animo. 
Si piaceva quanto ci piacciono
i chiodi della Croce, i palmi
frantumati dalle saette del
volgo. Lei mi parlava ma non
diceva i segreti di cui le cose segrete
sono di solito incinte.
Trascorrevamo il tempo a raccontarci
merlature e conquiste, i castelli
biondi o bruni di cui avremmo arreso
patte e patti ,  burrosi ponti levatoi.
Ma poi eravamo inermi e sciocche,
stolte e della stoltezza che hanno certe
tazzine da corredo tutte impettite
nelle vetrine delle credenze.
Tronfi ghirigori  che aspettano
di essere scaldati dal liquido
a cui si offriranno  nel giorno
degli ospiti, nell'istante della bella figura.