Quattro Cento settantaquattro
In fondo faresti bene a restare là,
avverbio di luogo da cui dici
di aver tentato molteplici fughe
e contro il quale hai ordito
magistrali rappresaglie.
Si, hai inteso bene: proprio
là, fra i suoi lustrini anni
settanta e coppe di gelato
acciaio, tese ballerine opache,
ombrelli con le budella rivolte
in su. La tua orchessa di grano
e sale, bionda e pure madre,
sa come sollevarti dal piatto
il mento e riconosce i nascondigli
per calzini. Quante coppie e quanti
buchi, quanti coppi fanno un tetto
e dove vanno le briciole in eccedenza.
In fondo non ti biasimo: lei adopera
benissimo i suoi arnesi e non credo
ne esista uno che mal si adatta
alle tue falle. Conosce testi e malattie
di zona, sentieri e scrosci, fa salvataggi
dai fossati e chiude porte.
Io sento demodè ma schietto il
tuo rincasare e poi, ad essere onesti,
le mie ossa hanno una condotta
diversa e proprietà che non
abiterebbero le tue lenzuola
così bene come le sue .