Poesia
Quattro Cento trentasei
Io banca, tu notte. Tu rumore, io sola. Io candela zittita, tu sfiammi su panchine di foglie già fulve. Tu svezzato tra anche e bacini, io spiumata da un bacio leggero. Io appena verticale in mezzo alla vita, tu trave portante, io polvere, tu colpo che gonfia nel caldo, biondo archibugio . Io nodosità e grumo, fagotto di nubi, tu orizzonte e schiarita. Tu fornace di sensi senza più veto, io faglia inesplosa sotto la falce dell'umido peccato.