Quattro Cento Ventinove

Assassino, ridicolo e sfacciato: tieni le mani in aria per discolparti mentre di fianco al tuo tentativo, rantola l'amore che hai ucciso. Far sparire gli indizi non stempera l'odore di morte di cui sei cosparso. La vittima godeva di buona salute, le portasti baci e promesse in ceste di vimini, suole di scorta per camminare al tuo passo, spinosi barbagianni di guardia in tua assenza, un paio di ingorde stagioni in cui straziavi il tempo riempendole la bocca di baci e petunie. Poi e' venuto quel giorno, maledetto e funesto, il giorno in cui ti sei scoperto assassino e spietato, armato e fendente. Un solo colpo ben vibrato ed adesso additi il tempo ed il traditore, la sdrucciolevole china della distrazione, il corpo inamidato, la pazienza smagliata, il desiderio tarlato. Verità e' che hai alzato il tiro e mirato lassù dove avevi seduto l'amore con cui ti nutrivi, lavavi e ti acconciavi le settimane, piega su piega, revers, nodo e martingala . Adesso stai immobile , estraneo alla terra che seminasti, profugo del tuo sentiero,  e ripeti: " Non sono stato io! Non c'ero!" Appunto, non eri la' quando avanzava la fine, impudentemente hai lasciato aperta la porta all'impunito ed il tuo meccanico buongiorno ancora risuona con la veste del :" Prego, fai pure".