Quattro Cento ventiquattro
Il mio amore perfetto dalle ossa di feltro, giunture nevrotiche e senza rumore, meccanismo dal silenziatore oscuro. Il grilletto sta issato più su nella bocca che facile esplode l'amorevole veleno. Per sterno un ventaglio , discreto raffreddamento sul cuore tentato da strofinio costante, Ambra che non sfebbra. Il mio amore dalle braccia dolenti, Cristo di pane, il costato una mollica imbevuta fino all'orlo: amore dall'alito di velluto, dalle anche di fustagno. Sa dire dolore al dolore, ma e' la gioia a nuocergli più del malanno quando e' inattesa e repentina, volubile come le stelle del quindici, rotula d' agosto che si sgranchisce: premature o pigre, girini di seta, svanendo insultano la pazienza di chi le ha attese. Freddi fagiani dispettosi che nell'ora della caccia schivano l'impallinatore esperto.