Quattro Cento ventuno

Il clandestino boccheggia dalle mie pagine: hanno remato tutta notte sette cavalli sbronzi dalle criniere amaranto . La brezza si infrangeva sulle parentesi e la risacca era allacciata ad un dente scheggiato di doppie. Il suo nome e' finito in mare per primo: così spoglio per stare freddo ed al sicuro . Per ripescasti non bastavano tre coralli come arpione, non una forchetta d'argento per assaggiare le lettere. Ma quando e' toccato alle sue ossa, alle sue mani, ho urlato: la mia voce organo dell'argano , ne ho contemplato il breve, salvifico affioramento protesa con il piglio di un mulinello illegittimo, curiosamente esploso verso l'alto.