"Quest'ordine è già stato eseguito" (In memoria dei Martiri delle Fosse Ardeatine, 24 marzo 1944)

Così finiva quel comunicato
degli assassini la vendetta dècupla
trecentotrentacinque ‐ tutti uomini
per trentatrè della colonna cràuta
distrutta dalla bomba in via Rasella.
Quei corpi dai quattordici ai settanta
nei camion zeppi verso l’Ardeatina.
C’erano tutti, a cinque a cinque in fila
freddati e spinti al buio nelle cave
di pozzolana, uno sull’altro informi
coperti dai rifiuti d’una Roma
afflitta dagli stenti della guerra.
E’ ancora la più grande strage urbana
in questa Europa che ne vede altre.
C’era l’Italia e c’era ogni quartiere:
il nobile, il commerciante e il milite
studenti, professori ed operai
cattolici ed ebrei insieme agli atei
democristiani e comunisti fusi
monarchici, azionsti e liberali.
Quei corpi dai quattordici ai settanta
nei camion zeppi verso l‘Ardeatina.
Chi fece quella lista, chi assentì?
Chi dattiloscrisse il severo elenco?
Di chi si liberò quella vendetta?
Cosa pensò chi lesse ad una ad una
le condanne di quegli ignari martiri?
Cognomi e nomi asciutti sulla carta,
i martiri del ventiquattro marzo
millenovecentoquarantaquattro.
Quei corpi dai quattordici ai settanta
nei camion zeppi verso l‘Ardeatina.
Lento e snervante incedere dei camion
verso le fosse, in solco dentro buche
che predicevano lo starsi addosso.
Fu memoria di donne, madri, spose
fu pianto d’orfani perenni, ora
sono settantatré gli anni trascorsi.
Chi ha visto piangere la madre solo
quasi trent’anni dopo quell’eccidio
ché allora non poteva, sì doveva
correre per non dare in pasto lacrime.
Ora puoi piangere mamma puoi piangere!
Possiamo tutti almeno ricordare
quei martiri innocenti con un nome?
Quei camion zeppi d’anime già morte?
Quei corpi dai quattordici ai settanta
che andarono a morire alle Ardeatine
sospinti uno su l’altro nelle fosse?