Rami secchi
Nel fosco vel de l’anima smarrita,
ove l’oblio sussurra meste voci,
io, pellegrin su via non ancor trita,
cerco le stelle in ciel di pianto atroci.
O tu, ch’udisti il grido del mio core,
e in larve d’ombra il piè temprasti forte,
dimmi: qual lume spegne tal dolore,
qual chiave frange l’uscio della morte?
Non odo più se non l’eco profana
di sogni franti in polve e in nulla spenti,
ove la speme s’assottiglia vana
come fiammella in venti irruenti.
Ma forse, al varco d’erta solitaria,
dove il dolor si fa silenzio muto,
udir potrò, nel cor ch’ancor sbarbaglia,
l’usata voce del mio spirto astuto.
E allor, fra piaghe e notti senza scampo,
vedrò rinascer l’alba in novi rai,
ché dal profondo il lume ancor è lampo,
ché dal morire eterno vita fai.