Ricordi di un esule
Il cantodella ginestra
risveglia la roccia,
il giallo insiste e tocca
la vena del mare.
Dalle mie braccia nascono
le braccia dell'agave,
posso fiorire insieme
alle agavi del tempo, posso fiorire!
Io vedo,
ho retine d'argento e vedo
smettere le parvenze,
insinuarsi le visioni nel corpo‐madre
carnalmente congiunto all'acqua,
senza dubbio si apre il vuoto
tra le reti del cielo,
il cielo sublime è solo un continuo di
banchi di pesce,
la terra che finisce
svanisce nelle nuvole,
gigantesche barche conducono al precipizio,
gli dei sanno nascondersi
sanno la sequenza
sanno nuotare insieme
alle stelle marine,
hanno occhi nei pini
e lunghe gambe come pilastri immersi
nelle acque.
Non si ritorna mai,
non si ritorna se non dal mare
e non si emette nessuna voce propria,
non si riparte,
non si riparte mai.
(Sicilia)