Ricordo d'amore (in una prosa poetica)
Vaga nella mistica euforia dell’amore mordendo la seta, suo dono di quella notte eterna. Un ricordo indelebile delle mani tremanti nelle nebbiose parole di una mente indecisa. Vaga ancora dolorante delle spine inferte: la negazione di un abbraccio, l’attesa di un sospiro gentile che tutto tace e trascina con se morbido. Non risponde lei eppure muove sensuale, lenta, come una piuma senza vento, le labbra. Sogna la mano delicata poggiarsi sul grembo dove le sue aspettano; il viso illuminarsi nella richiesta docile e femminea di un bacio. Erotismo pervasivo e invadente nell’immagine dei corpi nudi sulla terra madre che tutto accoglie. Fusi nella lussuria di un amore irresistibile, selvaggi animali di fronte a disdegno divino... Lo sguardo al suo cantare fanciulla. Immacolata nasconde le parole e dona temibile speranza inumidendo le labbra ancora pure, poi, come un giocatore d’azzardo mercenario d’ogni compito impensabile, si ritrae sfacciata e allora lame nella gola secca della sua preda che si dibatte pregando non sia vero. E’ in fondo e irraggiungibile bellezza. A Dio, alla sorte al mondo intero grida il suo dolore rosso sangue e nel tempio infelice dei suoi pensieri giace immobile, morente. Serena carezza l’oro dei capelli incurante, sprezzante del povero Orfeo. La vede voltarsi nel buio della notte e vinto si abbandona nell’oblio liquido e ovattato dell’ebete infatuazione.