Romantica panchina
Ha da raccontar dei fatti altrui,
a chi s'apprest'a poggiar le membra sovra essa,
onde cercar conforto alla stanchezza.
Coetaneo amico, 'l parco,
cingentela nel verde abbraccio
e sovente bisbigliando,
allegrezza le confida e pur tristezza,
nello star all'apparente proprio stato.
Rassegnat'a simil statica esistenza,
è la panchina,
in paziente sempitern'attesa del divenir del dì,
allorché si sveglia l'alba e 'l buio v'a dormire,
nell'attesa del trionfar del sole,
sì cosparsa di tepor finanche al tramontare.
Inseguente un giorno l'altro,
sprona, l'ordinato ciclo,
le stagioni al compito assegnato,
nel mentre ch'essa mest'aspetta,
dietro mancata tregua all'indulgenza,
tal tempo in cui 'l caduco fogliame sparso,
languente sul bagnato,
nell'autunnale soffio s'accinge malamente ad attorniarla.
Desolatamente, posci'ammantellar si lascia
dal rigido candor,
savio d'amareggiarla, sì fredda
e abbandonata, solitaria panchina,
dai piccoli birbanti assai vocianti.
Quand'ecco la rinascita fiorir nel ricondurle
molteplici fragranze floreali;
farfall'e api,
costanti a svolazzare,
dietro l'inceder lieve d'aggraziata Primavera,
cedente alfin il passo alla giuliva Estate,
al suo calor e al suo fermento insu esaltanti lidi,
non dati alla panchina d'ammirare.
Ma tacita e silente,
in perenne s'accontenta,
qual preludente teste
d'innamorati persi,
sapienti,
stringendosi a vicenda
‐ all'avanzar dell'ombra ‐
nel dialogo offrente 'l loro cuore,
consacrante 'l mero reiterar d'amore.