Sangue ribelle
Sangue ribelle, diavolo d’un anarchico,
straccia i fogli di ogni gretta convenzione.
Quale senso può avere in me pesare le parole,
dar loro una posizione in scale di valori?
Sangue ribelle, pensieri quasi inespressibili,
rifiuto della mente di adattarsi agli schemi.
Quanta parte di me, del mio intimo sentire,
riesco a esprimere, a dire, sopra ai timori?
Sangue ribelle, come si può pesare, calcolare,
il percorso, in scale gerarchiche dei sentimenti?
Conoscenza, amicizia, sesso, amore, passione..
Passi, gradini, quasi una scalata, mete seguenti.
Sangue ribelle, definire è simile a chiudere,
imprigionare, ingabbiare, limitare, precludere.
Pochezza d’uomo, protezione volgare di sé,
far affidamento su regole irte di pali e svolte.
Sangue ribelle, butto all’aria tutte le sillabe,
entropico gesto di questo animo irriverente.
Come fiocchi di neve dell’albero del Garda,
cadono davanti a me, senza peso, sparpagliate.
Sangue ribelle, solo il tocco della mia mano,
il contatto di pelle, sarà compreso in fondo.
E, per fortuna, ai corpi e alle menti intrecciate,
non servono parole, ne ramponi da scalata.
Sangue ribelle, solo loro, la bestia e il bimbo,
che risiedono in noi, finalmente, ci conducono,
aldilà di ogni passo, saltando le valli, volando
sul piano, non badando agli inciampi delle paure.
Sangue ribelle, ora ti plachi, ora che hai detto,
adoperando parole, le più dolci tra le convenzioni.
Prova, uomo, a dare sincero calore; vedi che accade,
sciogli la briglia e poniti poche domande gentili.