Il grande immortale ruggir
avanza in mezzo alla gente
e scorge un’estraneità profonda,
non ritrova il proprio sé negl’atti
e negli effetti esterni:
ritrova il proprio sé,
l’obliato proprio sé fanciullo,
ritorna ai tuoi prim’anni,
al correre nei giri,
agli spazi di meraviglia,
alla giovinetta età.
(16/3/1996)
Da Emanuele Marcuccio, Per una strada, SBC Edizioni, 2009.
2 febbraio 2009
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