Sei Cento
Tu farai di me una brutta cosa, come quando
i bambini rompono il vetro ad una finestra centrandola
paonazzi con il pallone, come quando la pioggia
invaghisce i fiumi ed i fiumi mangiano i paesi.
Tu farai di me una malata, ma ben vestita,
con i piedi assicurati al pavimento e la stola
appena stirata che sbuffa vapore all'antitarme.
Farai di me un fantasma colorato e con il
rossetto spalmato a dovere sulle labbra, le
gambe sempre fresche di crema e le piega
per la prossima festa poggiata come un invito
fra il coccige e la schiena per sopportare
meglio la pugnalata di non averti al mio fianco.
Tu farai di me una donna inutile quanto un
catenaccio che non sa chiudere la bocca
e custodire quello a cui sta impiccato:
parimenti per ricordarmi di essere femmina,
dovrò cercarmi a fondo fra le budella o sotto
le cosce e risalire, da arida, chissà forse
da anziana, ad un giorno di pioggia e ad uno da giovane.