Sei Cento Cinquanta
Tubetto di colla, morsetti, puntine, gran
carnet di malte, di prese, coadiuvanti
i sigillanti. Una bella scorta di queste
cose così per rimettere in sesto le
quattro zampe, una sull'altra in piramide
snella le ossa della bestia che giace
sotto la coltre marrone, pietoso, confinante
raggiro degli anni che furono.
Ma come si fa? Come col vaso buono
ed ora sciancato? Come con l'alzatina
di ceramica arcobaleno sbeccata nella
furiosa circolazione del dopopranzo?
Allora, prima la coda: una bella
avvitata nel posteriore.
Pennacchio, bandiera, fraccia
di direzione. No, meglio iniziare
dalle orecchie dal capo.
No, aspetta! Riprovo col fondo:
piedini ed unghiette, la marionetta
durerà fino a quando non riaffiorerà
la puzza di fine, di macerazione.
Formaldeide, please, a go go.
Oddio questo Frankenstein di
pelo e pulcette è uno zombie
a cui stanno appiccate in fila
le tue donne e le vacanze, costumi,
spiaggette, prime prove e leggii,
due felpe, un rosario, le chiavi,
il sedile, divani, poi letti.
Adesso che te l'ho riassestato
mi chiedo se ne sia valsa davvero
la pena: è mostruoso e ha bava
di fuoco, cianotico e sporco,
con una benda sull'occhio.
Più sotto, più sotto andava
soppressa, così che non ne
sfuggisse nemmeno l'istinto,
si proprio là sotto, insieme
alle Dore, alle gonne, ai
bisticci. Ed a questo carrello
multigusto di orrende delizie.