Sei Cento Cinquantotto
Tutto finisce: Venere era solo
un lampione e per oscurarla
servirà ancora una generazione
di nuovi, tonti moscerini.
Sui dorsi delle colline, la neve
è soma discreta.
Io credo che non avrebbero dovuto
tranciare i fili del terrazzo,
antennume del panoramico insetto,
e nemmeno sollevarne le mattonelle,
febbrile desquamazione e ferrare
il cavallo blu con zoccoli omogenei
di cotto cool. Io credo che non avrebbero
dovuto cambiare in studio il salotto,
inselvatichire il giardino, lasciare
che si scrostasse la caldaia,bianca
testuggine rugginosa, applique in
decomposizione, intorno i bulbi
delle tubature accorrono devoti,
salvifichi come i liquidi anti
disidratazione al degente.
Io credo che era bella con l'edera
barbuta in verde avanzata, con il
citofono schizofrenico e le persiane
che ragliavano secche ad ogni buongiorno.
Tutto finisce: l'ultima volta che ti sono
passata dentro,stavi tutta impettita
davanti al sole ed al martedì.
Dalla tua pancia arrivavano vocine
e bambini, cigolii di bici, schiaffi
alla biancheria dopo battesimo.
E non c'era nessuna certezza che
tu mi guardassi e mi riconoscessi,
che dalle mie ginocchia irrobustite
dagli anni riaffiorasse appiccicoso
il pus trasparente della prima caduta,
il canyon di quel taglio a Natale,
o che dal mio viso spuntasse il
rossore della Comunione.
Non che ripensassi ai miei piedi infilati
fra le ringhiere: " Gerani, spostatevi,
è mia nipote!" mentre Settembre
ruminava le ossa ad Agosto e color
cartone arrivava puntuale
la scuola a portarmi con se'.