Sei Cento Cinque
Il ventre del Settantasette era buca
lussuosa, faglia senza soluzione,
nessun rappezzo da sartoria adatto.
Mi accoccolai pigra per spuntare a
Febbraio con la poca voglia che già
mi pulsava, turgida vena sul tabernacolo
della testa ed i reni in combutta per
diluirmi tutta quella precoce insofferenza.
Mi girai tre volte la collana di carne
intorno al respiro, volevo starmene ancora
in tana,in conchiglia, godermi del salubre
mondo di non guardare in faccia le cose,
ma solo spiarle, scarafaggino a cui il
cibo andava comunque. Il ventre del
Settantasette esplose con la neve
attaccata alle vie e gli autobus
che smarmittavano di rossa salute:
quando arrivai, trattenevo ancora il
fiato, creatura di acqua, di unte
immersioni. E per cacciarmi dalla gola
la vita credo mi sculacciarono con più
forza che mai: un ossicino andato di traverso
dovette sembrare a chi
mi disincagliò il mio aprire la bocca.