Sei Cento Due
Oggi è di nuovo sera, la sera è malata,
nemmeno una riga vorrei dedicarle se non
fosse per tirarti via dal suo grembo e srotolarti,
linguetta rossa di rospo, dal suo buio cordone
con un cesareo violento. Ti prego vieni via,
vieni con me e andiamo a salvarci.
Oggi è di nuovo sera, questa sera maledetta
fa sempre prima di tutti i miei desideri e
proprio quando li impilo per metterli in marcia,
robottino fantastico con le assi limate ed i
bulloni scintillanti, lei mi sorprende. Allora
mi affretto: presto, più presto, ma nulla.
Devo aspettare domani, domani per fuggire,
per annodarti al polso la targhetta col nome
così che non ti confonderanno se anche
verranno altri tre vestiti con i tuoi jeans
sdruciti e la barba in erezione da giorni.
Per profumarti con una promessa e
lavarti dal dorso le sue mani che ancora
ti artigliano come l'aquila con il ratto
scoperto dalla nuvola in fuga.
Oggi è di nuovo sera e mi sembra
ancora più sera di ieri l'altro:
questa megera ha i capelli che
non imbiancano mai, stecche
corvine, mangia bambini e quando
li slega, le palpebre calano
agli occhi affrante come lugubri barbari.