Sei Cento Sedici
I gerani non mi guardano più,
tutto il terrazzo è una chiglia
appollaiata sulla roccia, dai boccaporti
delle ringhiere sale l'autunno con
una sciarada di foglie. Ogni cosa
sfiamma come un passaggio di
orticaria, defluisce il sangue che
era in adunata: circolare!
Ma ho forse colpa di ogni sussulto,
responsabilità per quello di cui
sono attrezzata e che negli altri
è a giusta altezza, ha battiti
frequenti, ma poche infiorescenze.
Il mio, invece, spiuma di continuo:
ho contato già tre mute, l'ultima
più lunga con carne a vista in
abbondanza. Tump, tump: scalcia
più di un feto, più di una vecchia
lavatrice, verro irrequieto quando
è a digiuno, bizzarria di elementi
che richiama l'attenzione dalle altre stanze.
Ma se è amore di cosa ha colpa?
Ah si, certo: del naufragio.
In fondo ricordo già durante
il varo quell' odore di non approdo.