Sei Cento Sei
Non mi hai più cercata, non
come volevo, con l'asola avida del
bottone che salpa e la pelle
intirizzita dal fuoco di aversi,
con il mirino puntato verso il
mio ventre. Non vedo più i tuoi
occhi stiparmi meraviglie di cui non
sapevo ancora forgiata la testa, le spalle,
i dolci nodini di morbida carne, anse da vaso
di nuova fattura, manici molli di invertebrati,
lucertoline da nove mesi in letargo e poi
puff, sbucciate nel mondo come melette rosse
e sanguigne. Non ho più coscienza della tua
stretta, poderosa tenaglia che dragava
dal fianco la stima più puntuale alle mie ossa:
di essere incompiuta, incapace, imbrigliata
in una secolare brinata da cui non si salva nè
viene mai frutto, non una polpa, tantomeno
il formicolio scalpitante di un acino giovane,
succoso puledro impaziente di drizzarsi nel mondo.