Sei Cento Sessantasei
La poesia è questione di sangue.
Una bazzecola imbrattare, scorazzare
con il verso sotto il braccio a mo'
di baguette, o di giornale.
Ma la poesia, quella che io
e te sappiamo, è come il parto,
l'ustione, la frattura. Scrunch fa
l'osso ed il tendine saluta, vaporetto
in partenza all'ora di punta.
La poesia è il primo dente cavato
dalla tenaglia con insolenza,
il primo ingresso di uomo in donna,
la macchia di femmina nella
teglia immacolata della fu ‐ bambina
in un giorno di scuola. E poi è
lutto, tac, finito, rotto,irrimediabile,
inguaribile, letale. Quindi a tutti
gli impostori, agli sfaccendati,
ai presuntuosi va detta questa
cosa: poesia è fame più dolore.
Quando vedo tanto sorriso,
quando fiore e gioia rimano
sale e pepe, inorridisco.
Noi siamo ingessati o contusi
dopo ogni cosa che ci esplode
dentro e si aggrava.
Guai ad alzarsi sani dalla diagnosi
di questo malanno. Non si cura
al moncherino il pezzo mai formato.