Sei Cento Sessantatrè
Quando verrà la porta non cigolerà,
il cane mai abbaia contro padrone
ed il gatto non scatterà la testa
curiosa incuriosita dal passo
innovativo. Le sedie riconosceranno
il calore, radar sotto plancia, spiegate
le bandiere ed il ritardo sulla tavola
araldo, i pavimenti saluteranno la posa
del peso già sperimentato.
E tutte le stoffe tutte, lavette e merlettini,
i cuscini impronta e le due sagome
evaporate al letto, Sindone di una data
e di un banchetto, bianco dolce indurito
e dimenticato, e le posate ed i ferri morticini
gelidi nella cassetta degli attrezzi e la cotenna
onda dei coppi versus pioggia, insomma tutti
scardineranno il silenzio in onore dell'oratrice.
In un'ora imprecisa che il sud non conosce,
entrerà l'accolta: oh incastro di talento!
Palla in buca! Dio che avvita il nocciolo
alle valve ben salate e cuce il frutto
come un Santino fra le assi arancio
dell'albicocca, tutto perfetto.
Suo è il piede per la scarpetta: calza!
Alleluja! Così vengono certi miracoli:
eccola che entra, sicuramente e facile.
Irrorata, già massaggiata, oleata con
l'oleosa agilità della chiave nella toppa‐
cappotto. Perdono per la figliola prodiga:
è di ritorno l'infreddolita.