Sei Cento Sessantuno
Quando avevo sei anni mi legasti i
capelli ed i capelli vennero agili
alle tue dita ma le tue dita
non vennero ugualmente agili
via da loro,trovando l' uscita
dalla bocca nera dei riccioli in
doverosa crescita.
Quando avevo quella stessa età
mi comprasti un quaderno, ostia
quadrettata su cui il pomeriggio
faceva penitenza e non disturbava
al nonno le parole crociate, ai
cugini l'adultezza privilegiata
da Grecia e la voce bella
di Phil Collins in certi giorni,
in una borsa di plastica
forata crema solare ed oggetti
che non sapevo.Quando avevo
sei anni il mondo era tutto fra
la moka spanata, la credenza
ingiallita ed il lombrico di tazze
che pendeva sul lavabo, moccolo
di narice male sturata.
Era fra il vimini
e gli adesivi a forma di mucca
schizzati qua e là, stigmate sulle mattonelle
del bagno ospiti. Quando avevo
sei anni i tuoi gatti erano nord e sud,
uno sbadiglio, l'altro sorriso ed io
distesa non facevo che poco
ingombro; il pesciolino con
il tuffo negli occhi e le mani sempre
a vista sul tavolo. Insieme senza
segreti aspettavamo la sera e papà
che tornava giù dalla fatica pigiando
il citofono‐ sirena fine turno;
col maglioncino in ordine scattavo
in piedi. Io mosto, alè, fra le sue braccia.