Sei Cento Sette
E magari potevi amarmi e portarmi
perfino in Africa, spettinarmi dai capelli
le api, cucirmi vassoi di gerani, insegnarmi
la gramigna, come si stufa del padrone
un cane, dove piantare le stagioni e dove
vederle sollevare la coda, balene in sbuffo
con foglie o cicale. E magari potevi davvero
imbottire il crinale che asciuga da giorni
e farlo saetta, ma resta il fatto che chi mi
allaga non conosce mai la capacità di cui
mi vanto e perdo nel travaso il rispetto
dell'orlo, la sazietà del beccuccio.
Così mi lascio inondare e la sete,
perenne, sottopagata, triste badante,
riaffiora leggera dal fondo e cadaverica,
imburrata di acqua e pietosa,
come un antico Cristuccio di sughero.