Sei Cento Trentanove
Mi consumo e non vedi:
ho meno fiato del moccolo
raso al suolo dalla fiamma.
E tutti questi oscuri che
ridono nella stanza accanto, tutti
questi corpi che fanno rumore
di forchette e le impattano,
asce di cacciatori primordiali,
tutti questi che vivono e sono
contenti del pollo ben cotto o
disossato, della polvere debellata
con un push e della pasta in
ebollizione quanto del dito
impertinente nello schiocco,
per tutti questi, che fortuna,
non sapere il mio finire.
Mi consumo e come loro
anche tu non sai la mia
notte dura quanto l'inferno,
mentre vado a spasso
fra le scintille nel latte della notte.
La notte ferma, mucca veggente
con le mammelle fuori gabbia:
grassi, trofici, bui, gaudenti
bocchettoni, maschere ossigeno
per soffocarmi con l'ombra‐ giugno
della tua bocca, il sonno.