Sei Cento Venticinque
Dove dovrò aspettarti?
Ah si, certo: sul pontile a vista roccia,
ormeggio dieci, lo riconoscerò dalla neve.
L'orario scritto nel sussurrato: sotto
le stelle a mezzogiorno, in fondo tutti e due
amiamo il buio quando è di fuoco.
Si mi coprirò, stai tranquillo, ma
con l'ombelico al vento.
Le suole nuove ed i lacci del nonno,
la brillantina per lucidare il cuoio.
Io col bianco scintillante del lutto e tu
sorridente nella divisa da sub con la piuma
sul cappello; tu con il bernoccolo della
mia prima carezza ancora intatto, io con
la pancia carica del tuo aborto.
Mi prenderai la mano e sull'anulare
già occupato da una corona, sostituirai
il tuo pegno: intorno pochi invitati e tutti
malvoluti che parleranno solo al momento
del taccia per sempre. Ma all'uscita
della Chiesa le colombe saranno
colombe ed il riso sarà riso, i confetti
cilindri per le mandorle ‐ coniglio.
E per bacio ci daremo un bacio, ma
forse tu sulla mia bara,
od io sulla tua foto.