Sei Cento Ventidue
Oggi è mercoledì: lo sanno le foglie,
tutto il dannato paese sa che giorno è.
Non può certo esserci mistero in una
casa grande quanto un pollaio.
In tutte le piazze c'è una Rosa seduta
ad aspettare la fine della scuola
contando arance come fossero pepite.
Girotondo e forchettoni: una finestra
sbraita il budello della sposa.
Sulle mensole lucenti come orinali,
stanno le prove ed i corredi, tazzine
e specchi, la noia non ha bussato.
Verrà dopo lo sbiancamento dell'ennesimo
merletto, dopo le scorie della cena,
sotterrate per la differenziata.
Toccarsi è un miracolo che fanno
solo i Santi, quella sacra geologia
che entra nel costato e cava il fossile
di un taglio, l'ambra di uno sputo,
la resina da un pediluvio.
Noi gli somigliamo:
le ali inferocite irrigidite già in bastoni,
l'aureola deglutita e l'oscuro potere
di cui ci accusano inciso e deportato
come la cappella parassita di un tossico funghetto.