Sei Cento Ventotto
Ho dato la carica a tutti gli orologi
e la sveglia è la civetta sul tramezzo
del ramo comò. La notte ha fatto un
patto: portarti via da me. Disossarti,
fionda sempre in tiro, portentoso
scioglilingue, dal pettoruto davanzale;
tu femore mancino, zoppicheremo entrambi.
La notte che non passa è una febbre
di stagione che tutto arroventa, una pazza
e la sua smania che cammina sulle righe.
Nella mia carne dal tuo ingresso non c'è
più posto per altra carne: mi avranno pure
predisposta ma ho fallito proprio all'ingaggio.
Prima di scappare taglia bene tutta la coda,
questo funebre nerastro inchiostro, dal gozzo
della seppia non vengono colombe.
Taglia ciò che riconduce a me, il bus come
il biglietto, la traversa, soprattutto il conducente
con il numero sul berretto.
Come un bambino mostruoso recidi
con i denti il lombrico cordone:
oh Ercole contro i serpenti, scalcia via tua madre.