Poesia
Sessantatrè
Dimmi: cosa ti devo portare?
Il cuore? Quello lo hai già.
Ricordi?
E' arrivato per primo: scalciava
che ancora non era cresciuta la sera,
novembre appena cambiava la voce.
E tu gli hai aperto, perchè non ti ammalasse
il sonno quello sciocco ticchettio da adolescente inesploso.
Ma non gli guarirai l'acne, la fame di abbracci:
è insofferente alla cura, alla sella.
Vuoi forse la mano?
E' tua pure quella: conosce meglio il tuo nome
delle dita con cui si addormenta.
Una vergine che schiva il piacere
assaggiandolo appena e crede stia tutta
là l'innocenza: nel piatto che ancora le avanza.