Poesia
Settantuno
Se torni da me, segui la morsa, la garza, il pantano,
la foggia asciugata dei venti. Non ho messo molliche:
il cuore ha un odore che scrive mappe più facili
dei nostri nomi. Se torni, porta giorni di tregua:
sotto le tue mani stanno i miei nervi, il sorriso
è incagliato alla tua prua e forza un ormeggio
al passato che non ha più rotta.
La distanza è utero di cesoie, averti incontrato la sua levatrice.
Non c'è parto oltre il tuo sguardo in cui già dorme una testa
di primavera bagnata appena dove scioglie la carcassa all'inverno.