T'aspetta il sole come un cucciolo
Sta in aria di miceli
settica lontananza
di entelechia sgranata
‐e non sgomento‐
per occhi penzolanti
dov’è la noia che serra il cubito
a bava di lumaca
e non misura, non contempla
nemmeno tende a luce
ma fermo intorno all’anima
evade in mille cose che non è.
Distale al sangue in stato
prono, cianosi blu alle nebbie
ritrae la presa all’alito
di primavera. Assente ai fiori,
che mai si è vista linfa costipata
così da far radice
priva dell’urlo a gemma, di un odore
per il ritorno a spezia.
Quand’è che esci da te stesso,
caveau di vene?
T’aspetta il sole come un cucciolo
che apre le fauci
d’acredine a rugiada.