TRe Cento sessantatre

Il destino non e' nelle parole : una gobba di "a" e' forse l'intestino della mia casa? Una parata di t il mio letto? Via le doppie, le storie di fame, di terreni scoscesi e franosi : così restano i punti sospesi l'azienda in alto, stelle ferite e coagulate. Il destino non e' nella bella poesia: le mie dita sono sciagure , dieci fortunali che portano in bocca l'osso per compiacere il padrone . Dovrei impiccarle, strozzarle, crocifiggerle , eppure ne temerei sempre un fiato, un fiotto improvvisi. Uno sputo nero il corvo gracchiante sulla messe della pagina a ricordarmi funesto: " Hai visto che hai fatto?"